Fino a poco prima del coronavirus eravamo in perenne attesa di giudizio, poi siamo passati a questa fase… dello schiattare.
Prima le risposte alle nostre richieste erano di inammissibilità, poi sono arrivate le sentenze che hanno reso le nostre istanze ammissibili e, quando sono diventati ammissibili, ci hanno fatto sapere che per decidere se potevamo uscire occorreva un’istruttoria complessa, quindi tempo.
Poi si è resa necessaria la sintesi trattamentale. Per questa sintesi ci vuole però l’educatrice, la quale si avvale della psicologa e quindi ci vuole anche lei. Poi è il turno dell’assistente sociale che ha il compito di relazionare la situazione socio-famigliare. Questi assistenti operano negli Uffici U.E.P.E (Ufficio Esecuzione Penale Esterno): un vero incubo! Radio Radicale ha scoperto che solo l’U.E.P.E di Roma ha 14mila pec inevase.
…. Come dire: tu… non esci mai.
Poi ci sono le informative degli organi di polizia e compagnia cantando, per le quali uno spera che il fascicolo personale di trent’anni fa sia stato almeno spolverato e aggiornato per l’occasione… che fa sempre l’uomo ladro.
Poi una volta che queste informative giungono al Magistrato, uno spera che vengano considerate per quel che sono: vecchie e inutili.
Se poi, miracolosamente, riesci a superare questa selva oscura e a vedere la luce in fondo al tunnel alla porta c’è il coronavirus. E allora tutto cambia!
Alle nuove richieste di scarcerazione o differimento pena per il periodo di contagio, le risposte sono strabilianti:
1. Siete più sicuri in carcere che non fuori o in casa vostra. “E del distanziamento sociale?” si chiede qualcuno di noi… visto che nei cameroni le persone dormono in quattro, sei e pure di più, con i letti a mezzo metro l’uno dall’altro?
Sappiamo che il sovraffollamento delle carceri determina la violazione della regola del distanziamento sociale, indicato dalle autorità sanitarie ed imposto dal governo per tutti i
cittadini. E siamo altrettanto consapevoli che, a questo punto, le carceri sono state sollevate da questa regola.
Sappiamo che qui siamo molto meno sicuri che se stessimo a casa nostra, ma siccome vogliono farci schiattare, Lor Signori dicono che siamo più sicuri qui dentro. Qualcuno di voi ha un’altra soluzione?
2. Potete dormire su quattro cuscini.
Il Giudice ad una detenuta del carcere di Lecce ha risposto che non avendo avuto segnalazioni di contagi da parte del D.A.P relative a quell’istituto “poteva dormire con quattro cuscini”, che peraltro sono vietati visto che ne possiamo avere soltanto uno!
O il Giudice ha finto di informarsi o il D.A.P ha omesso di segnalare un caso di contagio proprio nella sezione del femminile di Lecce. Caso confermato dalla stessa donna al marito, detenuto in un altro istituto, al quale ha comunicato di essere in quarantena.
3. Il coronavirus si può fronteggiare dal carcere
Il Giudice ha rigettato una domanda di attenuazione della misura cautelare in carcere ad una persona detenuta con le seguenti parole: “puoi fronteggiare in egual misura e modo questa emergenza stando in carcere”.
Eppure nel diritto vige il principio di innocenza fino al terzo grado di giudizio. E la persona della quale parliamo non ha fatto nemmeno il primo grado di giudizio. Ed è soltanto da due anni e mezzo in carcere… non sarà che la vogliono fare schiattare?
di Giuseppe Perrone e Giovanni Colonia